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Marketing

Tutti mi dicono che devo avere un sito web per la mia azienda, perchè?

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13 Gennaio 2020/0 Commenti/da root
https://i1.wp.com/www.dep42.com/wp-content/uploads/2020/01/sito-vetrina.jpg?fit=750%2C442&ssl=1 442 750 root https://www.dep42.com/wp-content/uploads/2019/07/logo-dep-header-new.png root2020-01-13 15:32:522020-01-13 15:34:23Tutti mi dicono che devo avere un sito web per la mia azienda, perchè?
Marketing

Digital detox: sei sicuro di non averne bisogno?

Settembre, si sa, è il mese dei nuovi inizi e dei buoni propositi.

Se quest anno insieme al corso di yoga, la palestra, l’attenzione per l’alimentazione, aggiungessimo anche una buona e sana digital detox?

Scopriamo insieme cosa sia e perché tutti ne parlano! E’ solo l’ultima moda degli imprenditori oppure potrebbe essere una sana abitudine per tutti?

Il termine digital detox letteralmente significa ‘disintossicazione digitale’. Si intende cioè spiegare che sia possibile allenare corpo e mente ad una nuova e più sana gestione delle tecnologie che costantemente invece abbiamo sotto gli occhi. Non sarebbe dunque un taglio drastico al superfluo, bensì una rieducazione all’utilizzo di tutte le tecnologie in maniera intelligente e consapevole.

Di intossicazione digitale si potrebbe parlare per ore toccando diversi aspetti relativi ad abitudini sbagliate e priorità ormai completamente ribaltate. Pensa solo a quante volte ci si sveglia in piena notte per controllare le notifiche dello smartphone o le mail: un impulso quasi involontario che disturba il sonno e la mente.

Non si può definire con certezza quando sia spopolata questa dipendenza ma certamente più le tecnologie avanzano e più parallelamente cresce ed aumenta il bisogno di starci dietro e riuscire a seguire tutta la realtà virtuale.

Inizialmente si andava in panico quando non c’era campo al cellulare: ora si è diventati quasi spasmodici anche nei riflessi di sblocco tastiera dello smartphone.

Se dall’altra parte del mondo, in America, si sta già cercando di agire per correggere le abitudini dannose nei confronti delle tecnologie, in Italia di contro, a lanciare questa tendenza sono stati proprio i giovani imprenditori iper tecnologici.

E’ stato testato che per migliorare la produttività e la resa professionale, sia consigliabile staccare la spina per un po’. Seguendo questo concetto si dice che si è sottoposti a stimoli ed input nuovi che miglioreranno i risultati professionali.

Questo succede perché presi dalla vita frenetica e dalle mille attività quotidiane da portare a termine, spesso diventa impossibile riuscire ad essere stimolati ed adeguatamente concentrati per studiare nuove strategie di business. Allora che si fa? Quando le tecnologie e l’utilizzo eccessivo dello smartphone per gestire il tuo business diventano troppo invasivi, è il momento di ripartire da zero.

Partendo dal presupposto che una sana digital detox debba iniziare da te e sopratutto dalla tua presa di coscienza in merito, è bene che si sappia che esistono anche delle App in grado di silenziare tutte le altre app. Se il tuo smartphone quindi smettesse di farti avere davanti agli occhi sempre notifiche ed aggiornamenti legati a rapporti professionali, tornerebbe ad essere un semplice cellulare.

Curare con maggiore attenzione i rapporti umani interessanti, quelli che potrebbero portare nuove collaborazioni, idee o accrescimenti personali e professionali, è un’abitudine che sta sempre più sfuggendo di mano. Le collaborazioni nascono online, sempre facendoci stare con gli occhi incollati su uno schermo.

DIGITAL DETOX: MOMENTO DI ESTREMA CONCENTRAZIONE E CREATIVITA’

Per gli imprenditori digitali nello specifico, questa disintossicazione serve non solo per ricaricare le energie ma anche e sopratutto come momento dedicato all’introspezione ed all’ideazione di nuove e brillanti idee. Tutte le professioni che abbiano a che fare con la creatività o comunque con il lancio di nuovi modelli di business, hanno bisogno delle giuste tempistiche di elaborazione dei progetti.

Come potresti pensare di lanciare un nuovo progetto online se durante la giornata sei preso dal pc e dallo smartphone che costantemente ti sottopongono a distrazioni?

Molto spesso quello che pensiamo sia produttivo ed utile, in realtà si rivela solo una distrazione che allontana dall’obiettivo finale.

 

 

 

 

10 Settembre 2019/0 Commenti/da Benedetta
https://www.dep42.com/wp-content/uploads/2019/07/logo-dep-header-new.png 0 0 Benedetta https://www.dep42.com/wp-content/uploads/2019/07/logo-dep-header-new.png Benedetta2019-09-10 09:42:362019-09-09 15:57:07Digital detox: sei sicuro di non averne bisogno?
Marketing

6 regole per impostare una corretta strategia di contenuti su Facebook

1. INDIVIDUA LA TUA SOCIAL VALUE PROPOSITION 

cioè definisci chiaramente che valori vuoi trasmettere tramite la tua presenza su Facebook. Rispondi quindi alla domanda: perchè le persone dovrebbero seguire il tuo brand? Da qui puoi facilmente ricavare le parole chiave che guideranno tutta la tua strategia di contenuti su Facebook.

2. DEFINISCI IL TUO OBIETTIVO

chiarendo a te stesso fin da subito dove vorrai arrivare con la tua presenza su Facebook, ti sarà più facile impostare una corretta strategia di contenuti.

Vuoi aumentare il tuo engagement? O la tua brand awareness (cioè la conoscenza, la percezione del tuo brand)? Vuoi avere nuovi lead o portare traffico sul tuo sito?

Tutto ciò è bene averlo chiaro fin da subito: porsi un obiettivo è il primo modo per raggiungerlo.

3. ANALIZZA IL TUO TARGET DI RIFERIMENTO

Devi conoscere chi sono i potenziali clienti e followers del tuo prodotto. Qual è il loro range d’età? E i loro interessi? Dove vivono? Sono uomini o donne?

Devi saper creare valore per loro, non per te, quindi devi sapere cosa può interessare loro e cosa no.

4. IMPOSTA UN PIANO DI CONTENUTI MENSILE…

Ho scritto mensile ma poi sarai tu a trovare il tuo intervallo di tempo perfetto: l’importante è avere davanti a te tutto ciò che proporrai nelle settimane successive, per avere un colpo d’occhio definito su ciò che stai per pubblicare. Cerca di diversificare i tuoi contenuti, di utilizzare strumenti diversi, evita di condividere gif per 4 giorni consecutivi ma magari alterna gif, foto, video, articoli. Non lasciare al caso il tuo piano editoriale!

5. …MA SII PRONTO A CAMBIARLO IN QUALSIASI MOMENTO

C’è una novità dell’ultimo momento? Una notizia in tempo reale? Non aver paura di stravolgere il tuo piano editoriale per fare del real time marketing!

6. TIENI SEMPRE D’OCCHIO LE METRICHE

Non scordare mai di controllare i tuoi risultati: quali post sono andati meglio, quali hanno ricevuto più like, in quali orari e in quali giorni hai avuto più risposta. Solo misurandoti sempre puoi migliorare davvero!

Il ruolo di un brand su Facebook è quello di creare contenuti di valore per le persone: questa è una regola da non dimenticare mai!

21 Dicembre 2018/0 Commenti/da root
https://i0.wp.com/www.dep42.com/wp-content/uploads/2018/12/happiness-2901750_1280.png?fit=1280%2C618&ssl=1 618 1280 root https://www.dep42.com/wp-content/uploads/2019/07/logo-dep-header-new.png root2018-12-21 09:43:542019-07-01 11:25:246 regole per impostare una corretta strategia di contenuti su Facebook
Marketing

Come definire il target per una campagna Facebook

Oggi andremo a parlare del target del nostro pubblico negli annunci su Facebook. Perchè è molto importante definirlo? Perché senza un target ben definito del nostro pubblico su Facebook rischiamo di buttare gran parte dei soldi delle nostre inserzioni.

Nel momento della sponsorizzazione della nostra azienda tramite annunci su Facebook e su Google AdWords dobbiamo ben ricordarci che dietro questi due colossi abbiamo due “filosofie” totalmente differenti e che quindi anche il nostro lavoro dovrà essere molto diverso.

Con AdWords infatti dobbiamo essere in grado di immaginare la domanda che si porranno le persone di cui noi saremo la risposta. Noi stiamo cioè andando ad immaginare quale sia l’esigenza di coloro che già stanno cercando un servizio sul web e che noi andremo ad intercettare.

Facebook invece funziona in un modo totalmente diverso. Le persone non sono alla ricerca di nulla: stanno semplicemente interagendo con i loro amici attraverso il social network più famoso del mondo. E lì dobbiamo arrivare noi, ad attirare la loro attenzione con un prodotto che sappiamo potrà interessarli. È quindi di fondamentale importanza conoscere il nostro target e definirlo in modo chiaro.

Nel momento della creazione di un’inserzione, dopo aver definito l’obiettivo della nostra campagna, Facebook ci chiederà di definire il nostro pubblico, come primo passo dell’impostazione della strategia della nostra campagna Facebook.

Possiamo scegliere il target su Facebook attraverso 7 definizioni, da ognuna delle quali possiamo includere o escludere il segmento specificato:

  1. Pubblici personalizzati
  2. Luoghi
  3. Età
  4. Genere
  5. Lingue
  6. Targetizzazione dettagliata, che include dati demografici, interessi e comportamenti
  7. Connessioni

Una domanda che dobbiamo porci è: vogliamo definire un pubblico ampio o un pubblico più specifico? La risposta giusta, come in molti altri casi, è semplicemente: dipende. Dipende infatti da ciò che vogliamo sponsorizzare. Se siamo una pizzeria di Viterbo ci converrà prendere in considerazione un pubblico specifico, che si trova nella zona di Viterbo e dintorni. Se invece siamo un grande e-commerce di abbigliamento che effettua spedizioni in tutta Italia, sarà più conveniente avere un pubblico molto ampio, magari con una grande forbice di fascia d’età in modo da raggiungere quante più persone possibile.

Questo secondo caso è utile anche se non conosciamo ancora bene il nostro pubblico: possiamo analizzare in seguito attraverso lo strumento di Insights quali sono state le persone che hanno maggiormente risposto alla nostra campagna, quali sono i loro interessi, il loro genere, la loro età, ecc. in modo da poter creare un target sempre meglio profilato.

Il tuo pubblico è proprio davanti a te, sei tu a dover andare lì a prendertelo: hai tutti gli strumenti per farlo!

21 Dicembre 2018/0 Commenti/da root
https://i1.wp.com/www.dep42.com/wp-content/uploads/2018/12/target-group-3460039_1280.jpg?fit=1280%2C570&ssl=1 570 1280 root https://www.dep42.com/wp-content/uploads/2019/07/logo-dep-header-new.png root2018-12-21 09:43:132019-07-01 11:25:24Come definire il target per una campagna Facebook
Marketing

Facebook search e SEO: non più solo una suggestione, ma realtà

Qualche anno fa mi era capitato di leggere dei simpatici meme che riportavano persone non molto pratiche del web nell’atto di utilizzare Facebook come fosse Google.

In parole povere era estato evidenziato come migliaia di persone utilizzassero la fan page di Google per effettuare delle ricerche su Internet.

Ovviamente la cosa al tempo non era assolutamente possibile e l’unico risultato che una ricerca del genere poteva generare era una forte ilarità.

Tuttavia, sembra che questo utilizzo sbagliato di Facebook da parte dei propri utenti abbia fornito a Mark Zuckemberg e compagni un’idea molto interessante.

Un’idea il cui obiettivo sarebbe quello di fare in modo che Facebook si sostituisca effettivamente a Google.

Infatti, da circa qualche settimana ho iniziato a notare che la barra di ricerca all’interno del mio profilo Facebook aveva subito qualche notifica.

Ora, non c’è di certo bisogno di essere un SEO Specialist per accorgersi che questo restyling ricorda molto la barra di ricerca di Google o degli altri motori di ricerca.

Cosa vuol dire quindi questo? Semplicemente che Facebook ha iniziato ad implementare al proprio interno un motore di ricerca che, seppur ancora molto rudimentale, fornirà delle interessanti opportunità.

Ma scopriamo di più sull’argomento e sul rapporto che sussiste tra Facebook Search e SEO.


Facebook Search e SEO: quali opportunità?

Diciamo che sicuramente questa novità riaprirà il discorso sul tema scottante del “futuro della SEO”.

In questo caso però invece di proclamare il funerale della SEO potrebbe dare una nuova linfa a questa disciplina.

Infatti, nonostante vi siano diverse similitudini, sono importanti anche le differenze tra il funzionamento dell’algoritmo che regola le ricerche su Google e su Facebook.

Proprio per questa ragione non mi stupirei infatti se a breve verranno aperte posizioni di lavoro per dei
“Facebook SEO Specialist” o magari “FO Specialist” (Facebook Optimizator Specialist).

Queste differenze riguardano alcuni interessanti ambiti.

Fattori di posizionamento nei risultati di ricerca su Facebook

Scopriamo quindi qualche chicca sulla SEO su Facebook.

In primis le ricerche sono immediatamente localizzate e quindi ti verranno proposti i risultati più vicini alla zona in cui ti trovi.

In secondo luogo Facebook è in grado di riconoscere la categoria di appartenenza delle tue ricerche.

Come puoi vedere nell’immagine qui sotto quindi se io che mi trovo a Varsavia cerco la parola “Club”, mi verrà proposta una lista dei Club di Varsavia sotto la categoria “luoghi”.

 

Inoltre, sulla barra laterale sinistra è presente una vasta opzione di filtri che tengono in considerazione non solo le pagine a cui abbiamo messo mi piace, ma anche tutte le ricerche fatte in precedenza.

Ci sarà quindi possibile ricercare una parola chiave che provenga da una persona specifica, o da un gruppo in particolare o da post pubblicati in una determinata data o luogo.

Tutto questo ci permette di capire che quindi i fattori SEO saranno molto variabili. Sarà quindi anche diverso riuscire a comparire in prima posizione come luogo e come pagina.

Stessa cosa vale anche per i video su Facebook che, come scrissi in un post passato stanno acquisendo un’importanza sempre maggiore sul nostro social media dal colore blu.

Sempre in relazione alla variabilità dei fattori, se nella SEO “tradizionale” si distingue tra fattori on-page ed
off-page
 nella SEO per Facebook questa distinzione diviene ancora più ampia.
Non occorrerà tenere conto dei fattori on-page ed off-page, ma anche delle caratteristiche di ogni singolo utente.

Infatti, i risultati per le nostre ricerche varieranno da chi siamo, cosa abbiamo cercato, a cosa abbiamo messo mi piace, dove ci troviamo, gli eventi che abbiamo frequentato o i luoghi dove ci siamo registrati.

Allo stesso tempo potrebbero essere differenti per altri utenti sebbene si trovino nella stessa medesima zona.

Infine, un ultimo fattore che mi sembra fondamentale per il posizionamento su Facebook e la relazione Facebook Search e SEO sono le recensioni.

Digitando infatti la parola “Restauracja” (ristorante in polacco, ma che scrivo cosi per la completezza dell’esempio dato che mi trovo a Varsavia) i ristoranti che mi vengono proposti non sono solamente quelli più vicini a me o visitato in passato da qualche mio amico ed aperti, ma anche quelli con votazioni alte.

In effetti i primi risultati hanno una votazione altissima superiore al 4.5 ed effettivamente anche i risultati successivi possiedono minimo 4 stelline.

Di conseguenza comprendi bene come per acquisire maggiore visibilità sul motore di ricerca di Facebook diventano non solo fondamentali i “mi piace” ma anche tutte le altre interazioni.

In quest’ambito rientrano ad esempio utenti che si registrano nel tuo locale, soprattutto il fatto che ti forniscano una recensione molto, ma molto positiva.

Conclusioni

Devo ammettere che questa novità anche se appena lanciata su Facebook apre scenari molto interessanti.

Un motore di ricerca su Facebook che funzioni veramente potrebbe cambiare infatti totalmente il modo con cui le persone si interfacciano e cercano cose su Internet. Inoltre, potrebbe permettere la nascita di nuove professioni come abbiamo detto.

Ancora, considerando il funzionamento dei motori di ricerca come Google, se il lancio di una tecnologia di questo tipo su Facebook apre scenari per la SEO, chissà che presto il campo da gioco non venga allargato anche alla SEM.

Come probabilmente saprai Facebook guadagna molto dai post sponsorizzati e dall’advertising.
Non mi stupirei quindi se gli annunci sponsorizzati iniziassero ad apparire anche nella sezione dedicata ai risultati di ricerca.

Quindi che dire, siamo di fronte all’alba di una nuova era per il mondo di Internet che preannuncia novità e cambiamenti importanti. Come sempre chi sarà in grado di muoversi prima potrà cogliere prima i frutti delle proprie azioni.

Inoltre, un motore di ricerca così rudimentale e potente allo stesso tempo potrebbe essere sfruttato per implementare qualche strategia di growth hacking.

Proprio per questo ti consiglio di continuare a seguire con attenzione questo fenomeno e a prepararti alla nuova era della SEO per Facebook Search 😉

 

 

21 Dicembre 2018/0 Commenti/da root
https://i1.wp.com/www.dep42.com/wp-content/uploads/2018/12/facebook-793048_1920.jpg?fit=1920%2C1275&ssl=1 1275 1920 root https://www.dep42.com/wp-content/uploads/2019/07/logo-dep-header-new.png root2018-12-21 09:34:532019-07-01 11:25:26Facebook search e SEO: non più solo una suggestione, ma realtà
Marketing

Coca-Cola: un growth hacker sostituisce la figura del marketing manager

È un fatto recente che risale allo scorso Aprile.

La bevanda più amata al mondo (ma le cui vendite erano recentemente in calo) ha deciso di sostituire il proprio CMO(Chief Marketing Officer) per istituire una nuova figura professionale.
All’interno del proprio organigramma Coca-Cola ha infatti istituito il ruolo del CGO (Chief Growth Officer).
In poche parole un growth hacker.


Coca-Cola & Growth Hacking

Una decisione sofferta, ma necessaria.

Sappiamo tutti quanto siano popolari ed apprezzati gli spot pubblicitari della Coca-Cola.
Negli ultimi anni, infatti, grazie alle proprie campagne di comunicazione Coca-Cola è riuscita ad entrare sempre più nel cuore delle persone ed aumentare la propria popolarità ed awareness.

C’era però un piccolo problema. Sebbene infatti l’awareness aumentasse, altrettanto non si è potuto dire per le vendite. Queste infatti negli ultimi anni sono diminuite e non di poco.

Nell’ultimo quinquennio gli investimenti in comunicazione sono stati elevati, ma il ROI non lo è stato altrettanto, dato che le vendite sono calate di circa l’8%.

Da qui la decisione di sostituire la figura del marketing manager. La sensazione era infatti che servisse qualcuno che fosse in grado di attirare utenti piuttosto che aumentare la notorietà del brand.
Questa figura quindi non poteva non essere un growth hacker.
Questo ruolo sarà ricoperto da Francisco Crespo, già alla guida di Coca-Cola Messico.

Secondo i piani, la figura del growth hacker all’interno dell’organigramma di Coca-Cola sarà posta subito sotto a quella del CEO a cui riporterà direttamente.

Inoltre, il primo growth hacker di Coca-Cola non si occuperà solo di marketing e comunicazione, ma, come abbiamo, detto anche di user engagement e user experience.
Oltre a questo Crespo si monitorerà anche gli insights e guiderà i processi di innovazione.

Coca-Cola quindi pensa al futuro e rivede il proprio modo di fare marketing. Staremo a vedere se i risultati le daranno ragione.

Growth Hacking e grandi aziende

Molto spesso si sente dire come il growth hacking sia un fenomeno o un approccio di marketing che riguarda solo le start-up. Come abbiamo visto non è così.

Il growth hacking nasce nel mondo delle start-up a causa di una necessità: fare marketing ed attirare utenti senza avere un grosso budget a disposizione.
Quindi per far questo si utilizzano canali di marketing non convenzionali che permettono di raggiungere solo gli utenti potenzialmente interessati a divenire nostri clienti.
Il tutto viene poi monitorato con un’attenta analisi dei dati finalizzata ad evidenziare quale delle nostra strategie stia lentamente funzionando.

Se questo approccio funziona per le start-up senza un grosso budget alle spalle, immagina cosa sarebbe possibile fare per una multinazionale.

Il problema per i marketer di oggi è che le persone vengono continuamente raggiunte da ogni tipo di distrazione e messaggio.
Diviene quindi difficile essere notati. Soprattutto se spendiamo forze e risorse per cercare di farci notare da chi non è interessato a noi. Meglio allora concentrare i nostro sforzi solamente sulle persone giuste.

Questo lo ha capito Coca-Cola. E lo stesso stanno facendo anche altre grandi aziende come Microsoft ed IBM.

Forse la figura del marketing manager tradizionale è destinata all’estinzione, o perlomeno costretta all’evoluzione in quella di un growth hacker.

21 Dicembre 2018/0 Commenti/da root
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Marketing

Commercio online, Amazon detta ancora la linea

È uno dei brand più importanti del mondo, e uno dei più influenti anche in Italia; ha contribuito ad avvicinare gli utenti agli acquisti online grazie alla possibilità di scegliere tra milioni di prodotti a prezzi convenienti, azzerando le distanze intercontinentali; si è lanciato di recente anche nel settore food e, soprattutto, ha sviluppato un software in grado di funzionare con un personal shopper per l’abbigliamento. Tutto questo ha reso Amazon non solo il re degli acquisti online, ma anche del marketing automation.

 


La strategia di Jeff Bezos

Questa è solo una piccola sintesi delle caratteristiche di Amazon, la società fondata da Jeff Bezos che ha continua a conquistare milioni di clienti in tutto il mondo, confermandosi come il marketplace più importante a livello globale, ampliando inoltre il proprio business a settori “diversi” come produzione di film e serie tv di grande successo o dispositivi tecnologici che rispondono (in tutti i sensi…) alle esigenze di una vasta fetta di pubblico.

Gli acquisti online su Amazon

La posizione di leadership è stata raggiunta grazie a una strategia davvero accurata, che ha da un lato rinforzato il core business (la vendita online) e dall’altro, come accennato, ha allargato i confini dell’azione societaria. Per questo, continuano ad aumentare il magazzino di prodotti e il numero di rivenditori che operano attraverso la piattaforma di Bezos, con tutto vantaggio per gli utenti, che possono anche ottenere altri risparmi grazie ai buoni sconto Amazonriscattabili su piattaforme specializzate nei codici sconto online, e allo stesso tempo si susseguono notizie di acquisizioni e innovazioni.

Nuove opportunità per i fashion victim

Proprio poche settimane fa, ad esempio, Amazon ha ufficializzato di aver raggiunto un’intesa per l’acquisto di Whole Foods Market, nota catena di supermercati per la vendita di prodotti biologici, che dunque rappresenta una nuova leva per la vendita al dettaglio di prodotti alimentari su cui sta puntando il colosso americano. Un’altra importante accelerazione è quella che riguarda Amazon Prime, il servizio di abbonamento che offre l’accesso a moltissime funzionalità utili, a cui si aggiunge una modalità davvero interessante per i fashion victim.

Uno scossone alla moda online

Gli abbonati a Prime, infatti, possono ora usufruire di un nuovo servizio integrato, chiamato Amazon Prime Wardrobe, che permetterà loro di ricevere direttamente a casa i capi d’abbigliamento visti sulla piattaforma online, provarli e solo in seguito decidere se acquistarli oppure restituirli. Una modalità che quindi potrebbe rappresentare una piccola rivoluzione nel settore moda, dove proprio l’effettiva prova risulta spesso una delle variabili più complesse, tra taglie differenti e questioni di gusto.

La prova a casa

In parole povere, gli utenti di Amazon possono contare su una serie di privilegi, a cominciare dalla gratuità del servizio; inoltre, come accennato, hanno a disposizione una settimana per provare dal vivo il capo di cui hanno visto soltanto foto e letto recensioni online, al termine della quale possono finalizzare l’acquisto oppure, in caso contrario, restituire la confezione al mittente. Un’opzione che può essere sfruttata su milioni di accessori e abiti presenti nel catalogo di Amazon, dove non mancano i brand più famosi della moda, come Adidas, Hugo Boss, Calvin Klein e Levi’s, e che “rischia” di rivelarsi una ulteriore alternativa al tradizionale shopping in negozio.

Un alleato futuristico per il look

Sempre nel campo della moda e dell’abbigliamento, poi, Amazon aveva già annunciato lo sviluppo di Echo Look, un dispositivo tecnologico che funziona tramite comandi vocali e che è in grado di offrire utili consigli sul look, appunto, e sullo stile del capo di abbigliamento che si intende acquistare, valutato sulla scorta delle informazioni inserite nel sistema (che riguardano sia l’aspetto fisico del cliente che il suo stile usuale).

21 Dicembre 2018/0 Commenti/da root
https://i0.wp.com/www.dep42.com/wp-content/uploads/2018/12/smartphone-amazon.jpg?fit=1280%2C570&ssl=1 570 1280 root https://www.dep42.com/wp-content/uploads/2019/07/logo-dep-header-new.png root2018-12-21 09:23:292019-07-01 11:25:31Commercio online, Amazon detta ancora la linea
Marketing

Google Hire: la sfida di Google a LinkedIn e Microsoft

Google Hire, una nuova piattaforma targata Google dedicata al mondo del lavoro.

Credo che non sia una sorpresa questa ultima mossa di Google.

Ma andiamo per ordine.

Ad inizio aprile Google ha mandato live un nuovo servizio denominato Google Hire.

Il servizio tuttavia non è ancora stato annunciato ufficialmente e non è quindi possibile effettuare l’accesso o registrarsi.

Se intanto voleste dare uno sguardo al portale di Google Hire potete farlo cliccando qui.

Scopriamo di di più su Google Hire.


Cos’è Google Hire

Da ormai molti anni Google fa parte della nostra vita e del nostro modo di informarci.

Il motore di ricerca “multicolore” mette ogni giorno a nostra disposizione notizie, immagini, informazioni su attività commerciali e molto altro.

In questo “molto altro” da oggi possiamo includere anche la ricerca di un lavoro.

 

Google Hire renderà infatti possibili ai datori di lavoro o ai responsabili delle risorse umane di postare le proprie offerte su questa nuova piattaforma, per poi gestirle direttamente da li.

Insomma un tutto incluso sia per chi il lavoro lo offre, sia per chi lo cerca.

Diverse aziende stanno già testando questa soluzione che sembra sia stata sviluppata da Google ed una propria divisione cloud, la startuo Bebop acquisita da Google nel 2015.

Questa mossa di Google segna senza alcun dubbio l’inizio di uno scontro con il social media numero uno legato al mondo del lavoro: LinkedIn.

Se la natura di Google Hire è di base un’altra, ossia quella di snellire il modo in cui oggi si cerca o si offre un lavoro, siamo pronti a scommettere che non sia tutti qui.

Staremo quindi a vedere le prossime mosse di Google.

Ma staremo a vedere anche come reagirà Microsoft che ha acquisito LinkedIn solamente qualche mese fa.

Dal canto nostro continueremo a tenere d’occhio la questione e a fornivi tutti gli aggiornamenti. 😉

21 Dicembre 2018/0 Commenti/da root
https://i0.wp.com/www.dep42.com/wp-content/uploads/2018/12/eye-1686932_1280.jpg?fit=1280%2C547&ssl=1 547 1280 root https://www.dep42.com/wp-content/uploads/2019/07/logo-dep-header-new.png root2018-12-21 09:17:342019-07-01 11:25:31Google Hire: la sfida di Google a LinkedIn e Microsoft
Marketing

Cos’è il marketing automation

Il marketing automation come la tecnologia che permette ad un’azienda di rendere automatiche determinate attività di marketing

Nell’era dello sviluppo tecnologico esponenziale in cui stiamo vivendo ci rendiamo sempre più conto di come attività un tempo ritenute impossibili da svolgere, stiano iniziando a prendere una forma concreta: tenere una lista di contatti, segmentarla, sapere chi visita il nostro sito, come e per quanto tempo, dare un punteggio a quella persona e seguirne poi le tracce. E ancora, inviare email in maniera automatica, in specifiche fasi del processo di acquisizione del cliente. Tutto ciò è permesso dal marketing automation.

Possiamo definire il marketing automation come la tecnologia che permette ad un’azienda di rendere automatiche determinate attività di marketing, permettendo l’analisi dei potenziali clienti (leads) e la loro successiva conversione.

Spesso l’email marketing viene confuso con il marketing automation: esso è in realtà ne fa parte ma non il marketing automation non è solo quello!

Nello specifico il marketing automation permette di svolgere attività come:

  • sviluppo ed implementazione di campagne di email marketing
  • creazione di un database di clienti attuali e potenziali
  • automatizzazione di azioni ripetitive
  • creazione di landing pages
  • assegnazione di un “punteggio” ad ogni cliente
  • integrazione con le piattaforme di CRM

L’utilizzo di un software di marketing automation permette quindi di creare profili e analizzare dati specifici di ogni singolo utente o di un gruppo di essi. Saranno poi i comportamenti dei clienti o dei potenziali tali a definire i passi successivi: sarà possibile impostare delle risposte automatiche per cui ad ogni azione del lead corrisponderà il messaggio corrispondente.

Il timore di molti è che questo tipo di approccio possa essere troppo “robotico” e che quindi il cliente possa percepirlo: in realtà il marketing automation è esattamente l’opposto. Il messaggio sarà così personalizzato sul bisogno della persona che egli si sentirà un cliente “unico”, che viene indirizzato proprio laddove ci sono le sue esigenze.

La bellezza del marketing automation se vogliamo è proprio questa: avere sì come obiettivo principale la vendita ma arrivarci tramite un processo di “nutrimento”.

LEAD NURTURING

Il lead nurturing è un programma di creazione di contenuti che permettono di instaurare un rapporto di fiducia con i nostri utenti. Un potenziale cliente non decide da un momento all’altro di acquistare: starà a noi, con una buona strategia di marketing automation, portarlo alla vendita.

Il lead nurturing aiuta a comunicare costantemente con il contatto e facilita la conversione riducendo il gap tra il momento di primo contatto e il momento dell’acquisto.

Bisogna fare però attenzione al fatto che le piattaforme di marketing automation sono sì potentissimi strumenti per la vendita, ma per far sì che tutto ciò funzioni è necessario avere una chiara strategia di marketing davanti a sè.

 

UNA CHIARA STRATEGIA DI MARKETING AUTOMATION

Così come nelle strategie social, è ovviamente fondamentale porsi innanzitutto uno o più obiettivi: crescita delle vendite, incentivo alle relazioni con il cliente, riduzione dei costi di marketing, ecc.

A questo punto bisogna fissare dei KPI per monitorare l’andamento della strategia di marketing. Essi possono essere ad esempio il costo di acquisizione cliente, il tasso di conversione, il tasso di lead generation, ecc.

Per concludere, il marketing automation è uno strumento potente, adatto anche alle aziende medie e piccole, grazie al costo contenuto delle principali piattaforme: è un’opportunità unica per aumentare le vendite in modo intelligente e strutturato.

21 Dicembre 2018/0 Commenti/da root
https://i0.wp.com/www.dep42.com/wp-content/uploads/2018/12/man-love-robot.png?fit=2038%2C1284&ssl=1 1284 2038 root https://www.dep42.com/wp-content/uploads/2019/07/logo-dep-header-new.png root2018-12-21 09:14:532019-07-01 11:25:31Cos’è il marketing automation
Marketing

Perché NON devi avere il tuo e-commerce

Vendere i tuoi prodotti online potrebbe sembrarti un’ottima idea, e in effetti potrebbe esserla, ma solo nel caso in cui il tuo e-commerce rispetti alcuni canoni essenziali.

Infatti, tanti imprenditori spendono migliaia di euro per creare dei negozi virtuali che, però, non li ripagano a sufficienza.

Potrebbero arrivare a chiedersi, come te, il motivo di questo insuccesso, e le risposte sono abbastanza facili da indicare.

Un negozio virtuale può aiutare un business a crescere ma solo a determinate condizioni, che spesso non solo quelle che le persone credono di dover rispettare.

Se sei dubbioso in merito all’opportunità di aprire il tuo e-commerce, eccoti alcuni motivi per i quali dovresti pensarci su.

 

Aprire un e-commerce: cosa fare e non fare

Sembra che, sempre di più, le aziende si buttino nel commercio online, cercando di cavalcare l’onda che è stata avviata qualche anno fa da quelli che, però, sono diventati veri colossi della vendita su internet.

Non ti diciamo che non dovresti mai aprire mai un negozio virtuale, ma che nel farlo dovresti pensare a che cosa stai facendo e seguire alcuni passi essenziali.

Un e-commerce non basta

Non pensare che aprendo un negozio online tutto il tuo business possa farti diventare multimilionario.

Dietro al tuo e-commerce devono esserci dei presupposti essenziali, costituiti dalla forza del tuo marchio, da ciò che vendi e produci.

Per costruire questa “forza” dovrai aver lavorato tanto in precedenza e dovrai averlo fatto nel modo giusto.

La tua reputazione dovrà essere ottima, dovrai avere un piano e dovrai essere stato seguito da diverse aziende nel settore del marketing.

Non seguendo questo iter non potrai sicuramente avere il successo con il tuo e-commerce.

 

Un e-commerce per fallire

Aprire un negozio online senza una precisa strategia, senza un piano, potrebbe farti fallire.

In primo luogo, per i soldi che dovrai spendere.

Potresti arrivare ad investire anche decine di migliaia di euro solo per la costruzione del tuo negozio online, per poi non ricavarne praticamente nulla.

In secondo luogo, perché un e-commerce fatto male potrebbe ledere alla tua reputazione.

Pensa ad aziende davvero solide come Eataly: questa solo di recente ha aperto la vendita online, e lo ha fatto in modo mirato e settoriale.

Ci sarà un motivo, no?

 

Una strategia necessaria

Se vuoi davvero aprire il tuo negozio online dovrai farlo ponendo alla sua base una fondamentale strategia.

Il negozio dovrà essere parte di un piano di marketing più ampio e “collaudato”.

Lo stesso e-commerce dovrà, quindi, avere alla base uno studio che si riferirà al tuo mercato, ai tuoi clienti target e al tipo di attività che svolgi.

Non basterà, quindi, aprire la tua vetrina al mondo per iniziare a vendere, in quanto dovrai far precedere la costruzione del negozio virtuale da tutta questa serie di passaggi.

Proprio tenendo in considerazione questi punti fondamentali dovresti pensare ad affidarti a qualcuno che sa quella fa, i quali ti aiuteranno non solo a capire se la vendita online possa fare al caso tuo, ma che ti consentiranno anche di iniziare a costruire un’ottima reputazione per il tuo marchio e per la tua azienda.

A trecentosessanta gradi.

23 Ottobre 2018/0 Commenti/da root
https://i0.wp.com/www.dep42.com/wp-content/uploads/2018/10/successo-fallimento.jpg?fit=1400%2C681&ssl=1 681 1400 root https://www.dep42.com/wp-content/uploads/2019/07/logo-dep-header-new.png root2018-10-23 16:53:202019-07-01 11:25:31Perché NON devi avere il tuo e-commerce
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